lunedì 9 dicembre 2013

LA VIA DEL SESSO


"Si scopra la felicità attraverso la frizione che unifica i sessi durante il godimento reciproco e, grazie a essa, si riconosca l'essenza incomparabile, sempre presente. Infatti, tutto ciò che entra da un organo interno o esterno risiede sotto forma di coscienza o di soffio nel regno della via mediana che, collegata essenzialmente al soffio universale (anuprāṇanā), anima ogni parte del corpo. E ciò che viene chiamato ojas, vitalità, e che vivifica tutto il corpo"
Abhinavagupta - Parātrīśikāvivaraṇa 


Che nello yoga, esista una via realizzativa basata sulle pratiche sessuali è cosa risaputa. 
Per alcuni, come Abhinavagupta, è la via maestra, la più alta e sublime, per riscoprirsi UNO con l'Universo. 
Per noi occidentali invece diviene spesso un sentiero tortuoso, pieno di trabocchetti, false piste e botole segrete che non portano da nessuna parte. 
Gli insegnamenti di kāma sono così lontani dalla nostra cultura che spesso i maestri indiani e tibetani preferiscono negarne l'esistenza o attribuir loro la patente di immoralità e perversione e, a giudicare da quel che si legge in giro non è che abbiano tutti i torti: la sublime via di Eros divino sembra degradata a una serie di tecniche per "scopare meglio", "durare di più", "avere più orgasmi", ecc. ecc....che, insomma...non è che siano cose negative, ma ho il sospetto che non coincidano con le finalità delle pratiche erotiche secondo Gorakanath, Padmasambhava o Abhinavagupta. 



Perchè è così difficile comprendere gli insegnamenti tantrici
Sicuramente l'atteggiamento morboso che abbiamo nei confronti del sesso e l'attitudine a utilizzare il senso di colpa come strumento educativo giocano un ruolo importante. 
Poi bisogna tener conto della mistificazione e della manipolazione (o addirittura la riscrittura) dei testi tantrici, operata, a partire dal XVII secolo, dai missionari cristiani sbarcati al seguito della Compagnie delle Indie. 
Ma il problema principale, secondo me, sta nelle nostre categorie mentali, nella nostra"tecnica del pensare", come la definiva Gramsci. 
Noi, moderni occidentali, siamo abituati a concepire il mondo in termini duali: 
BENE - MALE, 
LUCE - BUIO, 
BIANCO - NERO, 
DESTRA - SINISTRA, 
MASCHILE - FEMMINILE ecc. ecc. 
L'universo degli antichi yogin era invece regolato da tre forze NON COMPLEMENTARI ovvero FUOCO, SOLE, LUNA. Il fuoco è la dea suprema, detta śakti, kuṇḍalinī, durgā o bhagavatI che rappresenta l'energia attiva, il soggetto che conosce (o che gode: conoscenza e godimento sono sinonimi nel tantrismo) senza il quale non esistono né sole né luna. 



Il sole è la coppia kāma/kāma īśvarī (spesso nei dipinti e nelle sculture si trova la sola parte femminile essendo kāma "anaṅga" ovvero incorporeo, privo di parti, simile all'etere...) che indica l'azione del conoscere e del godere. 




La luna, infine è il dio śiva che rappresenta il CORPO DELL'UNIVERSO, ovvero l'oggetto di conoscenza o di godimento. 



Per procedere nella via del tantrismo sessuale si deve imparare a pensare da "tantrici"
Impresa assai ardua, ma, ammettendo di riuscirci ci troveremmo comunque ad affrontare l'ostacolo dei testi. La stragrande maggioranza dei libri sull'argomento è scritta e/o tradotta da uomini, mentre, ne sono convinto, il tantrismo nasce dal corpo e dalla mente delle donne. 

Se non se ne tiene conto comprendere certi dettagli, anche anatomici, delle pratiche tantriche diventa impossibile. 
Il praticante di yoga per progredire ha bisogno di una maestra donna, di una yoginī che lo accompagni con dolcezza all'ascolto interiore, la dimensione sottile dove il canto delle stelle è tangibile come la carezza dell'amata. Così come la donna "maestra", la Bella addormentata, ha bisogno di uno yogin per essere risvegliata al suo ruolo. 



Le tracce di un'antica saggezza femminile, origine delle pratiche yogiche, non sarebbero difficili da recuperare nelle scritture, nelle biografie dei maestri e nelle tecniche operative, ma siamo così viziati dalla nostra cultura maschilista (e fallocrate aggiungerebbero alcune mie amiche) da scambiare l'evidenza per bizzarria e la favola per realtà oggettiva. 
Il maschilismo, si badi bene, non è malattia che colpisce solo gli uomini: non dimentichiamoci che sono le madri ad educare i figli maschi e spesso accade, per reazione, che le donne abbraccino la logica duale e teorizzino una specie di inferiorità genetica del sesso maschile squilibrando a livello energetico se stesse e i loro partner. 
Comunque sia, a ben cercare, il "profumo di Donna" si annusa un po' dovunque. Abhinavagupta, ad esempio, definisce se stesso yoginībhū, generato da una yoginī e la sua dottrina, il kaula (quella dei siddha, per intenderci) proviene dagli insegnamenti di una donna, la "FIGLIA DI TRIAMBAKA" identificabile, secondo me con uṣā, detta di volta in volta Signora dell'Alba, Figlia del Cielo o Danzatrice del Cielo. 



L'aspetto pratico, tecnico della "via del desiderio ", è esposto nei 1000 libri del kāmaśāstra attribuiti a nandi e ufficialmente andati perduti (dico ufficialmente perchè mi è capitato più volte di rintracciare libri definiti perduti di Gorakanath, o altri semplicemente cliccandone il titolo sui siti dell'Indian Digital Library, degli shankara math o sui portali di cultura Tamil). 
Chi si occupa di yoga sa che nandi è un toro bianco, il "VEICOLO" del dio śiva 

 

Il bovino, per far felici gli esseri umani, avrebbe messo una penna tra gli zoccoli e buttato giù, nero su bianco, le gesta amorose, le discussioni, le danze della sacra coppia Hindu, śiva e pārvatī. 
Può darsi che sia così, conosco molti devoti pronti a giurarlo, ma a me, che devoto non sono, l'idea che dei cervelloni come Abhinavagupta, Patañjali o Shankara credessero veramente che un quadrupede si sia armato di carta e penna per indottrinare gli uomini pare un po' bizzarra. 
Sono andato a consultare tre vocabolari on line, Cologne Digital Sanskrit, Monier-Williams e Spoken Sanskrit ed ho scoperto: 

1) che nandi, e la sua variante nāndī, sono nomi femminili che significano "soddisfazione", "gioia sessuale", "appagamento". 

2) che nandi è uno dei nomi dati alla Dea dell'Amore, kāmeśvarī , quando si incarna in uṣā, la "FIGLIA DEL CIELO". 
Ma guarda un po'.... 


Certo che ci vuole uno stravagante senso dell'umorismo per chiamare un toro, simbolo di virilità sia per noi come per gli indiani, con il nome di una danzatrice. 
Non so se un allevatore delle nostre parti darebbe mai il nome di Carla Fracci a 1000 chili bestione superdotato, ma ne dubito. Ad occhio, NANDI è un termine onorifico, attribuito a delle maestre o a yogin che avevano raggiunto il medesimo livello della loro istruttrice. 
Interessante....ma fin dei conti che nandi sia stata una maestra di Yoga e di danza piuttosto che un toro volante non è notizia che cambi la vita. la cosa più interessante credo sia non il sapere chi insegnava certe tecniche, ma in cosa consistono, quelle certe tecniche. 
Prima di scendere nel dettaglio credo però sia meglio fissare alcuni punti: 

1) NELLO YOGA ESISTONO TECNICHE SESSUALI POTENTI ED EFFICACI IL CUI FINE E' PADRONEGGIARE IL RITMO NATURALE "EMERGENZA/ASSORBIMENTO" RAPPRESENTATO DALLA PENETRAZIONE. 

2) QUESTE TECNICHE PROVENGONO DA UNA LINEA DI INSEGNAMENTO FEMMINILE E RISALGONO AD UN PERIODO STORICO CHE VA TEORICAMENTE DAL 4000 ALL'800 a.C. 

3) PER MOTIVI CHE NON SO DUE O TRE SECOLI PRIMA DI CRISTO, QUESTA CONOSCENZA, PRIMA DIFFUSA IN TUTTO IL CONTINENTE INDIANO E' STATA SEGRETATA O DISPERSA, MA SONO SOPRAVVISSUTI DEI CENTRI O SCUOLE COME QUELLO DI CHIDAMBARAM, NEL TAMIL NADU, DAL QUALE PROVIENE IL LIGNAGGIO DEI SIDDHA E NEL QUALE OPERAVA IL MAESTRO "NANDI". 

4) GLI ALLIEVI DEL MAESTRO NANDI (TRA CUI PATANJALI, VHYAGRAPADA, TIRUMULAR) E GLI ALLIEVI DEGLI ALLIEVI HANNO DIFFUSO poi LA DOTTRINA IN CINA, NELL'INDIA DEL NORD E NEL TIBET. 

5) SONO TECNICHE CHE SI BASANO SULL'ARTE DELLA VIBRAZIONE, OVVERO SUL PREDOMINIO DEL TATTO SUGLI ALTRI SENSI E UTILIZZANO CONTEMPORANEAMENTE ASANA, MUDRA, MANTRA E KRIYA AL FINE DI RISVEGLIARE, ECCITARE, MANTENERE IN "EFFERVESCENZA" IL PRINCIPIO COSCIENTE CHE RISIEDE IN TUTTI GLI ELEMENTI DELLA MATERIA: KUNDALINI
- continua.... 

LO STUPRO DELLA VEDOVA - HATHAYOGAPRADIPIKA (2)



Alcuni brani dello Hathayogapradipika hanno il potere di disciogliere come neve al sole alcuni dei luoghi comuni più in voga, prima tra tutti la infondata credenza che siano necessari un corpo ed un temperamento maschile per raggiungere la condizione di illuminato.
Nello yoga il ruolo della donna, in quanto incarnazione del Femminile, è fondamentale.
Nell'immagine sotto, proveniente dal tempio di Chidambaram, alla destra di uno Shiva danzante vediamo due dei grandi maestri dello yoga e della danza indiani, Patanjali (con la coda di serpente) e Vyagrapada (con le zampe di tigre) in un atteggiamento di devozione.
Dall'altra parte una donna. L'atteggiamento, gli abiti, la statura (superiore a quella dei due yogin) di questa incarnazione della Dea sembrano indicarcela come la maestra del gruppo.




Ma lo Hatha Yoga Pradipika, se lo si studia con attenzione, è una vera e propria miniera d'oro.

Traduco alcuni sutra della parte terza:
3.1:
"Le teste dei naga sono il pilastro del mondo, con le sue montagne e foreste.
Allo stesso modo kundalini è il pilastro del tantra yoga
"



3.99
"La donna che acquisisce abilità nella pratica sessuale, aspira contraendo i muscoli sottili della vagina, lo sperma e trattiene i propri fluidi vaginali, è una yogini"


3.100
"Nel suo corpo non andrà perduta una solo goccia di fluido femminile. nel suo corpo il suono assumerà la forma del seme"


3.101
"Lo sperma e i fluidi vaginali mescolati all'interno del suo corpo, attraverso la pratica di Vajroli (Vajra vuol dire diamante, N.d.r.) portano alla realizzazione finale"


3.102
"E' una yogini colei che risucchia il proprio fluido vaginale verso l'alto.
Conosce il passato e il futuro e danza nel cielo
[cfr. Yoga Sutra 4,42]


3.103
"La perfezione del corpo [cfr. yoga sutra 3, 46] si ottiene con l'aspirazione dei fluidi vaginali e dello sperma.
Questo yoga porta alla realizzazione anche se si gode dell'orgasmo
"



Dunque per i Nath (Hatha Yoga Pradipika è testo della tradizione nath) la donna che padroneggia le tecniche sessuali e "risucchia i propri fluidi genitali verso l'alto" è una Yogini (che non è il femminile di Yogin, ma significa incarnazione della Dea) ed una danzatrice del cielo (altro nome delle Dakini).




 Un'altra cosa interessante è che per lo Hatha Yoga Pradipika, isvari, Shakti e kundalini sono la stessa cosa.
Non è vero, come sostengono alcuni, che ci sono vari tipi di Yoga: lo Yoga è uno solo, cambiano i nomi:

3.104
"La tortuosa (Kutilangi), colei che si eleva ( Kundalini), il serpente femmina (Bhujangi), la Shakti, Isvari, Kundali, Arundhati non sono altro che sinonimi



Nei testi indiani si trovano frequenti riferimenti allo "stupro della Vedova" e l'ignoranza, di molti, ha portato a fantasticare su pratiche sessuali stravaganti o a credere che nel tantra si permetta o addirittura si consigli la violenza sulle donne.

Niente di più sbagliato: la Vedova è Shakti e il defunto, il mahāpreta è Shiva. 
Per "stupro della Vedova" si intende una tecnica di alchimia interiore che consiste nell'IMPEDIRE A KUNDALINI DI RIDISCENDERE VERSO GLI ORGANI GENITALI DOPO LA SUA ASCESA AL CHAKRA DELL'OMBELICO IN MODO DA FARLA RISALIRE AL CHAKRA DEL CUORE.

3.109
"Tra il Gange e lo Yamuna la giovane vedova è in ritiro.
Bisogna possederla e stuprarla.
Così si rivela il supremo seggio di Visnu



Nelle raffigurazioni tantriche, nel corpo dello yogin si dipinge spesso una spirale sotto l'ombelico e una giovane donna nuda che nuota sotto il plesso solare
Sopra all'altezza del cuore ci sono alcuni fiori di loto della tradizione tantrica (verde, giallo, blu, rosso, bianco a 32, 64, 8, 16 e 32 petali).

La giovane vedova è una modificazione della Kundalini che porta all'apertura dei cakra segreti, apertura conseguente allo scioglimento del nodo del Cuore (Visnu Granti).
Lo Hatha Yoga Pradipika mi pare molto chiaro in proposito:


3.110

"Il Gange è Ida, Yamuna è Pingala, la giovane vedova è Kundalini"

Un altro brano molto interessante si trova nel capitolo quarto.
Molto spesso si tende a creare suddivisioni tra lo yogachara buddista, il raja yoga, lo yoga vedantico, lo yoga tantrico ecc. ecc.
Ho sempre avuto l'impressione, anche, e soprattutto, dopo aver avuto a che fare con buddhisti tibetani, yogin shaiva e devoti vaishnava, che si trattasse della stessa roba. Hatha Yoga Pradipica 4.2-4 ci dice che il Vuoto (sunya) dei buddhisti, il "Quarto" dei vedantini, il Sahaja dei tantrici sono parole che indicano esattamente lo stesso stato coscienziale:
Riporto il testo in devanagari e in sanscrito translitterato (IAST)




राज-योगः समाधिश्छ उन्मनी छ मनोन्मनी |

अमरत्वं लयस्तत्त्वं शून्याशून्यं परं पदम || ३ ||

अमनस्कं तथाद्वैतं निरालम्बं निरञ्जनम |

जीवन्मुक्तिश्छ सहजा तुर्या छेत्येक-वाछकाः || ४ ||


rāja-yoghaḥ samādhiścha unmanī cha manonmanī |

amaratvaṃ layastattvaṃ śūnyāśūnyaṃ paraṃ padam || 3 ||

amanaskaṃ tathādvaitaṃ nirālambaṃ nirañjanam |

jīvanmuktiścha sahajā turyā chetyeka-vāchakāḥ || 4 || 




Più o meno la traduzione è questa:


"Raja yoga, samadhi, estinguere il manas, andare oltre il manas, Realtà, Sunya.... stato del jivanmukta, sahaja, turiya... significano tutti la stessa cosa



Esiste un solo yoga.
Siamo noi che, per ignoranza o malafede creiamo differenze.


sabato 7 dicembre 2013

CONOSCENZA CARNALE - HATHAYOGAPRADIPIKA (1)





"[...]Che uomo e donna si esercitino a risucchiare sperma e  liquido vaginale mediante la contrazione dei muscoli sottili del pene e della vagina [...]

[...] che l'uomo si eserciti a risucchiare lo sperma anche dopo che è stato versato all'interno della vagina[...]

[...] Il vero Yogin aspira con il pene [...] sia lo sperma che i fluidi sessuali femminili[...]

[...] Dopo aver fatto l'amore, uomo e donna devono ungere i loro corpi con sperma e fluidi vaginali insieme e rimanere seduti in pace godendosi la loro gioia[...]


[...] il controllo dei fluidi sessuali fa bene anche se c'è l'eiaculazione[....]



[...] Lo sperma più buono è quello mediano.
Quello iniziale è troppo carico di bile e quello finale è povero di sostanze nutrienti [...]" 



Le frasi che ho citato non le ho rubate dalla delirante iniziazione dell'adolescente Justine immaginata dal Marchese de Sade.

E nemmeno da un manuale ad uso di incappucciati fautori di orge alla "Wide Shoot Eyes".



Sono dei sutra tratti dallo 
Haṭhayoga Pradīpikā (parte terza), uno dei più noti e citati manuali di Hatha Yoga.
La traduzione l'ho fatta io, ma mi pare in linea con quelle più diffuse, anche se spesso si usano perifrasi assai ardite per mescolare un po' le acque e non offendere la sensibilità di chi vive il sesso come una roba peccaminosa e i fluidi genitali come qualcosa di sporco. Ecco qua il testo originale in Devanagari  sanscrito traslitterato : 


मेहनेन शनैः सम्यगूर्ध्वाकुनछनमभ्यसेत |
पुरुष्हो|अप्यथवा नारी वज्रोली-सिद्धिमाप्नुयात || ८५ ||

mehanena śanaiḥ samyaghūrdhvākuñchanamabhyaset |
puruṣho|apyathavā nārī vajrolī-siddhimāpnuyāt || 85 ||




नारी-भगे पदद-बिन्दुमभ्यासेनोर्ध्वमाहरेत |
छलितं छ निजं बिन्दुमूर्ध्वमाकॄष्ह्य रक्ष्हयेत || ८७ ||

nārī-bhaghe padad-bindumabhyāsenordhvamāharet |
chalitaṃ cha nijaṃ bindumūrdhvamākṝṣhya rakṣhayet || 87 ||




ॠतुमत्या रजो|अप्येवं निजं बिन्दुं छ रक्ष्हयेत |
मेढ्रेणाकर्ष्हयेदूर्ध्वं सम्यगभ्यास-योग-वित || ९१ ||

ṝtumatyā rajo|apyevaṃ nijaṃ binduṃ cha rakṣhayet |
meḍhreṇākarṣhayedūrdhvaṃ samyaghabhyāsa-yogha-vit || 91 ||




वज्रोली-मैथुनादूर्ध्वं सत्री-पुंसोः सवाङ्ग-लेपनम |
आसीनयोः सुखेनैव मुक्त-वयापारयोः कष्हणात || ९३ ||

vajrolī-maithunādūrdhvaṃ strī-puṃsoḥ svānggha-lepanam |
āsīnayoḥ sukhenaiva mukta-vyāpārayoḥ kṣhaṇāt || 93 ||



सहजोलिरियं परोक्ता शरद्धेया योगिभिः सदा |
अयं शुभकरो योगो भोग-युक्तो|अपि मुक्तिदः || ९४ ||

sahajoliriyaṃ proktā śraddheyā yoghibhiḥ sadā |
ayaṃ śubhakaro yogho bhogha-yukto|api muktidaḥ || 94 ||


अथ अमरोली
पित्तोल्बणत्वात्प्रथमाम्बु-धारां
विहाय निःसारतयान्त्यधाराम |
निष्हेव्यते शीतल-मध्य-धारा
कापालिके खण्डमते|अमरोली || ९६ ||

atha amarolī
pittolbaṇatvātprathamāmbu-dhārāṃ
vihāya niḥsāratayāntyadhārām |
niṣhevyate śītala-madhya-dhārā
kāpālike khaṇḍamate|amarolī || 96 || 




Quando ci sia accinge a studiare i testi fondamentali dello yoga bisogna mondare la mente dai preconcetti.
Solo così può avvicinarsi alla comprensione delle tecniche descritti in testi di 1000 o 2000 anni fa.
Haṭhayoga Pradīpikā è un testo Nath ed è tratto in buona parte da Haṭhayoga un manuale scritto da Gorakhanath.
Secondo me la maggior parte dei praticanti e degli insegnanti che dicono di averlo letto si sono fermati alle prime pagine, alla descrizione degli asana, tralasciando completamente la parte alchemica, perché lo Yoga "è" una pratica alchemica.
La conoscenza anatomica dei Nath è sbalorditiva, ed il loro yoga è "roba pratica", che deve produrre degli effetti oggettivi, ovvero la trasformazione di Corpo, Parola e Mente.
Se non c'è trasformazione alchemica non c'è yoga.
Dice Tsong Ka Pa ("LA GRANDE ESPOSIZIONE DEL MANTRA SEGRETO"):

-"[...]La conoscenza [jñāna] è entrare nella Terra Pura con il corpo fisico"-

lunedì 2 dicembre 2013

GLI AMANTI DI PRIMA DELL'INIZIO

L'ISOLA DELLE GEMME 



Nello spazio infinito, bagnata dalle acque dell'Oceano di prima dell'inizio, 

c'è un'isola fatta di diamanti, perle e rubini.

È la dimora del Dio senza nome e della sua Sposa.

Dorme, il Dio senza nome, un sonno senza sogni.

La Dea, gli occhi socchiusi e le gote arrossate dal desiderio, canta piano piano.

E' un canto antico, più antico dell'Uomo:

- “Ha Sa Ka La Hrim....... 

Ha Sa Ka Ha La Hrim...... 

Sa ka la Hrim....” - 


La Sposa  danza.

Una danza antica, più antica dell'Uomo

Tutto iniziò così, Con un canto e una danza.

Finalmente il Dio senza nome si sveglia,

tende la mano destra alla sua Sposa  e Lei, la Bella dei Tre mondi, sorride.

China la testa di lato e sorride.

Danzando si scioglie la veste di seta e broccato.

É bella la Dea.

Il corpo del Dio si riempie di Vita

Il corpo della Dea si riempie di Lui.

-“Sa'ham”- Io sono Lei. 

- ”So'ham”- Io sono Lui. 

domenica 1 dicembre 2013

HAUM - IL MANTRA NASCOSTO DELLA MANIFESTAZIONE

La mente corrisponde al bija mantra OM.
La parola al bija mantra AH.
Il corpo al bija mantra HUM





Oṃ ॐ è l'inizio del canto rituale (il rito è la manifestazione) ed è il canto stesso.
Per questo è detto udgītha.
Secondo la Chāndogya Upaniṣad ( I,1,5):

"vāg evark prāṇaḥ sāma om ity etad akṣaram udgīthaḥ tad vā etan mithunaṃ yad vāk ca prāṇaś cark ca sāma ca"

ovvero:
La parola (vāg) è ṛk (Ṛgveda, il libro degli inni), il prāṇa è sāman (Sāmaveda), udgītha è la sillaba Oṃ
Parola e prāṇa formano una coppia così come ṛk con sāman.


E ancora (I, 1, 8):

"tad vā etad anujñākṣaram yad dhi kiṃcānujānāty om ity eva tad āha eṣo eva samṛddhir yad anujñā samardhayitā ha vai kāmānāṃ bhavati ya etad evaṃ vidvān akṣaram udgītham upāste"

ovvero:
Questa sillaba significa dire si. 
Quando si vuole dire si a qualcosa si dice Oṃ
E  quello a cui si dice si verrà realizzato. 
Colui che conosce questo venera udgītha come la sillaba Oṃ e realizzerà i suoi desideri.

Oṃ è la mente ma è anche ciò che sta prima della mente.
Il simbolo con cui viene rappresentato, come del resto tutte le lettere sanscrite, può essere considerato un disegno, una specie di Yantra.

ॐ 
L'analisi del significato dei singoli tratti da cui è composto esprime i tre (quattro) stati di coscienza dell'uomo:
La linea curva inferiore rappresenta la A,  l'inizio, lo stato di veglia , il dio Brahmā inteso come forma dell'Assoluto nelle vesti del demiurgo o del legislatore; è detta anche akāra o akāram ed è collegata alla funzione della mente detta ahaṃkāra ("ciò che fa l'io").




La linea curva orizzontale, centrale, rappresenta la ovvero lo stato del sogno, il dio Viṣṇu inteso come forma dell'Assoluto nelle vesti di colui che mantiene e preserva; è detta anche ukāra o ukāram ed è collegata alla funzione della mente detta Buddhi



La linea curva superiore rappresenta la M ovvero lo stato di sonno profondo, il dio śiva inteso come forma dell'Assoluto nelle vesti di colui che riassorbe la manifestazione; è detta anche makāra o makāram ed è relata alla funzione della mente detta Manas o alla mente in generale.
Il fatto che M sia in alto ed A sia in basso ricorda il concetto della manifestazione grossolana come specchio della manifestazione allo stato potenziale. (MUA - AUM) e le modalità di recitazione dell'AUM di cui parla Shankara nel commento ai Mandukyakarika ( dice più o meno Shankara: "che la A e la U insorgano e vengano riassorbiti dalla M")
Sopra le tre linee curve ci sono altri due simboli :

ॐ 

La mezzaluna detta नाद nāda, ed il punto detto बिन्दु bindu.
Questi due segni sono così importanti da meritarsi un'intera upanishad tutta per loro, la nādabindu upanishad.
Nāda è la vibrazione iniziale, il primo suono e tutti i suoni.
Rappresenta la Shakti nell'atto di dare inizio alla manifestazione.
Se A rappresenta la coscienza dello stato di veglia, U la coscienza dello stato di sogno e la coscienza dello stato di sonno profondo, Nāda rappresenta il "Quarto" o Turiya, inteso come Grande Sè col quale si può entrare in identita mediante lo strumento Nirvikalpa samadhi.
E' il primo fremito, potenziale, creato dall'unione di Shiva e shakti nell'isola delle gemme.
Il Bindu rappresenta l'anusvāra, reso nella pronuncia con la nasalizzazione (esempio Aummnnnnng) o, meno spesso, con l'allungamento della vocale precedente.
L'anusvāra è Shiva in unione con Citshakti o Cit Rupini.
E' l'amplesso di Shiva e Shakti.
Nāda sono i fluidi vaginali della dea uniti allo sperma del Dio. 
Se A rappresenta la coscienza dello stato di veglia, U la coscienza dello stato di sogno e la coscienza dello stato di sonno profondo, Nāda Bindu insieme rappresentano il "Quarto" o Turiya, inteso come Grande Sè col quale si può entrare in identita mediante lo strumento Nirvikalpa samadhi



Le tre lettere A, U ed M sono in qualche modo le radici di AH, HUM ed OM ovvero, Parola, Corpo e Mente. 
Esiste quindi un OM che tutto racchiude ed è lo spazio alogico che trova espressione nel punto (l'infinatamente piccolo relato all''infinitamente grande)
Esiste un OM potenziale che è il primo suono o prima vibrazione.
Esiste un OM che rappresenta la mente.
Nella recitazione del Mantra (qualsiasi mantra) questa differenziazione (apparente) viene manifestazta attraverso una triplice modalità di recitazione: mentale,bofonchiata (o silenziosa muovendo solo le labbra) ed udibile.
Come abbiamo visto il corpo è rappresentato da HUM.
HUM è il Varmabija, il bija mantra dell'armatura.
L'armatura è quella di Shiva nelle vesti del Bhairava, il nobile distruttore del male.
H qui sta per Hara cisoè Shiva.
U sta per Bhairava.
L'insieme nāda-bindu rappresenta l'assoluto che dissolve il male e la sofferenza.
AH è invece rappresentativo delle quattordici vocali.
Le vocali sono ciò che rende percepibili le consonanti e quindi rappresentano l'origine della manifestazione grossolana e della sua intelligibilità.
Ogni volta che portiamo le mani alla fronte (OM) , alla gola (AH)ed al cuore (HUM), rinnoviamo l'atto d'amore di Shiva e Shakti che dà il via alla manifestazione.
Ripetendo i tre bija uno di seguito all'altro può capitare di percepire un altro suono, simile ai gemiti dell'amata durante l'amplesso.
Questo suono si può forse rappresentare con le sillabe HA ed UM.
HAUM diviene così il mantra nascosto (uno dei8 mantra nascosti) della manifestazione.
H sta per Hara,
AU sta per sadashiva 
M indica lo spazio, il vuoto, Citakasha  ciò che i buddhisti chiamano śūnya o vuota pienezza.

giovedì 28 novembre 2013

IL PORCO, IL VINO E LA CONOSCENZA DI BUDDHA

Spesso, per ciò che riguarda lo yoga, anziché studiare i testi antichi, confrontando il più possibile varie interpretazioni e traduzioni, molti praticanti tentano di adeguare le parole dei maestri alle loro credenze o, peggio, di mettere la firma di quei maestri in calce alle loro riflessioni.
Altre volte, parandosi dietro lo scudo della devozione, si abbraccia una particolare interpretazione senza prendersi la briga di controllare cosa ci sia scritto nel testo originale ( cosa, in tempi di internet e vocabolari on line, piuttosto agevole).
Non so se questo sia un bene o un male.

Di certo alcune credenze moderne si sono ormai sostituite alle verità storiche e se Yogin e Maestri del passato sentissero quanto oggi  si racconta di loro stenterebbero a riconoscersi.


Q tempo fa, dopo una serie di accese discussioni sul buddhismo e sulle abitudini sessuali e alimentari dei monaci mi sono riletto "Vita di Milarepa", e sono rimasto un pochino perplesso.
L'edizione che ho è quella di  Adelphi, a cura di Jacques Bacot.
Pg. 161: 

"Così detto [Peta, la sorella di Milarepa] mi diede il cibo e il vino. 
Mangiai e bevvi e immediatamente la mia intelligenza si rischiarò. 
Quella sera la mia devozione ne trasse molto vantaggio."

Pgg. 161-162-163:
"Qualche giorno dopo Dresse venne a trovarmi insieme a Peta, portandomi carne,burro rancido, tsampa e molta birra[...] Se ne andarono e io mangiai i buoni cibi che avevano portato[...] le mie vene [nadi], per via dell'uso dei cibi cattivi, si erano tutte annodate e non potevano sostenersi. Quindi la birra di Peta le rianimò un poco.
Le offerte di Dzesse
[carne, burro, Tsampa, farina] finirono per rianimarmi del tutto.
[...]Conformemente alle prescrizioni del rotolo di carta [ il rotolo sigillato che gli aveva dato il Lama Marpa e che conteneva delle formule e l'indicazione di mangiare cibi nutrienti, ovvero carne, burro, vino, birra....]mi sforzai di realizzare le condizioni di corpo, respiro, pensiero. 
[...] Capii che la via delle inclinazioni sensuali, che è la via dei tantra, non poteva essere una via normale praticata da tutti. [...] Ne ero debitore a Peta e a Dzesse [...]"

Pg. 180:
"Quand'anche io volessi sopprimere la mia virilità non potrei farlo."



Considerando (1) che Milarepa è considerato il più grande yogi tibetano,
(2)che Milarepa è ineluttabilmente buddista, (3)che il suo lignaggio è quello di Naropa, ovvero dell'iniziazione sessuale, non è che il testo sorprenda molto.
Le parole dello Yogin tibetano stridono però con l'idea che la maggior parte delle persone ha dello yoga, del buddismo e delle pratiche corporee.
Shakyamuni è morto per una indigestione da carne di porco, ma quando lo racconto ai miei amici vegani o non ci credono o fanno finta di non aver sentito.
Ovviamente questo non trascurabile dettaglio (la morte di Shakyamuni per indigestione di maiale) non significa che Buddha consigliasse di uccidere degli animali o mangiare carne, ma a me viene spontanea una domanda: "siamo sicuri che Shakyamuni, che ha mangiato cibo animale fino a morirne, abbia mai proibito agli altri di mangiarne?"
Non sarà che alcune prescrizioni per i singoli allievi sono state interpretate come insegnamento generale (o universale)?
Milarepa e Shakyamuni per me erano, sono, maestri autentici (potrei dire "I" MAESTRI]
E sono stati, sono, dei grandi uomini.
A volte mi viene il sospetto che li si voglia trasformare, loro come molti altri, in santini, figurine dipinte da usare come cura per l'ansia di incompiutezza.
Esempi irraggiungibili utili per giustificare le nostre meschinità.
Milarepa e Shakyamuni, sono esseri umani in ciccia, muscoli ed ossa. mangiano carne, a volte, bevono alcolici, fanno sesso.
Sono lì, davanti a noi e ci dicono: -"Noi possediamo la conoscenza, se volete possiamo darla anche a voi...."-
Ma noi la vogliamo veramente la conoscenza di cui parlano Shakyamuni e Milarepa?







domenica 27 ottobre 2013

IL VERO SUONO DELL' OM

Prendendo spunto dalle lettere inscritte nei petali del cakra della gola (vedi  kalachakra) vorrei mostrare un piccolo errore che più o meno tutti facciamo quando si parla di bija mantra


Quella dei mantra e delle lettere è una scienza.
Ogni vibrazione va a stimolare zone diverse del corpo e più precisa è l'emissione del suono più i risultati sono simili a quelli descritti nei testi.
Ogni lettera scritta su un petalo è una vibrazione che stimola un particolare organo, o un particolare canale energetico o un particolare processo psicofico.
Se si sviluppa una adeguata sensibilità anche il solo parlare può trasformarsi in una pratica "yogica".
L'errore, considerato veniale anche dai linguisti, è quello di confondere tra loro due segni grafici diversi che in sanscrito sono detti anusvāra e anunāsika. Il primo, anusvāra, è rappresentato come  un punto sopra la sillaba come in संयम saṃyama, mentre il secondo, anunāsika,  è una mezzaluna puntata come in auṁ. La differenza è minima anusvāra corrisponde ad una nasalizzazione della consonante (m o n) che segue una vocale, anunāsika è la nasalizzazione della vocale senza la pronuncia della consonante, come nel francese GRAND.

Si sbaglia per due motivi:
1) perché per il nostro orecchio non c'è quasi differenza trai due suoni. 
2) Perché è difficile recuperare dei vocabolari online che prevedano l'anunāsika.

Riprendiamo adesso le sillabe iscritte nei petali del cakra della gola, viśuddha.

Di solito le sedici "lettere" vengono scritte in questa maniera (translitterazione IAST): 
aṃ āṃ iṃ īṃ uṃ ūṃ ṛṃ ṝṃ ḷṃ ḹṃ eṃ aiṃ oṃ auṃ aṃ aḥ

Che in  devanagari sarebbe:

अं आं इं ईं उं ऊं ऋं ॠं ऌं ॡं एं ऐं ओं औं अं अः
 
Osservate la prima e la penultima lettera (le evidenziate in rosso). Sono identiche. Perché gli yogin parlano di 16 sillabe quando di fatto sono 15? Su questa ripetizione sono stati scritti decine di articoli pieni di disquisizioni filosofiche e di spiegazioni talvolta interessanti e altre assai bizzarre. La verità è che si tratta di un'errore: le due sillabe sono affatto diverse. La prima vocale in alto,  come si vede nell'immagine del cakra che ripropongo ingrandita,, è una "A"seguita da una "M" nasalizzata (amnng), resa nel sanscrito traslitterato con una "emme" con il puntino sotto aṃ



Mentre la penultima lettera , "NON" ha un puntino sopra, ma il candrabindu (punto-luna) e andrebbe traslitterata aṁ con una "emme" col puntino sopra.
Per noi (e per molti indiani di oggi) non fa assolutamente differenza, ma la pronuncia dovrebbe essere diversa.
Nel caso di aṁ (puntino sopra ad indicare il candrabindu) la "EMME" NON SI DOVREBBE PRONUNCIARE, ma si dovrebbe portare nel naso il suono della vocale.
E' esattamente lo stesso meccanismo per cui nelle parole francesi an (anno), grand (grande), dans (dentro) non si pronunciano le consonanti successive alla A, ma si muta la A in una specie di O prolungata e nasalizzata.
Si dirà che cambia poco, MA LAVORANDO SUGLI ARMONICI (overtones) SI SCOPRE CHE SPINGERE IL SUONO DELLE VOCALI IN ALTO, NEL NASO,  O SPINGERE IN ALTO IL SUONO DELLA "M" PRODUCE FREQUENZE DIVERSE.
L'utilizzazione dell' anunāsika invece dell'anusvāra ha degli effetti che non sono proprio trascurabili. La sillaba sacra "", per esempio, traslitterata auṁ, non si dovrebbe pronuciare OMMM o AUMMM come si fa comunemente, ma come la "A" del francese grand prolungata: o [au] e dovrebbe produrre degli armonici particolari. L'OM che si pronuncia comunemente nelle scuole di yoga o nelle sedute di meditazione è la tredicesima sillaba del cakra della gola, ओं oṃ o, a volte la quattordicesima औं auṃ. 
Il "vero"   auṁ è composto da due suoni vocalici pronunciati senza far sentire la "M"  intonati alle "note del cuore", frequenze corrispondenti più o meno al "FA" e al "FA#" della nostra scala musicale. Ed eccoci al punto fondamentale: Il segreto dei mantra è l'intonazione. Ogni cakra emette/risuona una serie di vibrazioni chiamate marIci["luce delle stelle"] o nāda ["trillio di campanelli"]. Ogni gruppo di vibrazioni ha una sua nota fondamentale e queste note formano la scala musicale. Se dessimo un'occhiata alla teoria musicale indiana e alle corrispondenze tra note, cakra, divinità, animali, molti degli oscuri simboli dello yoga diventerebbero immediatamente chiari e la valenza "operativa" dei mantra salterebbe agli occhi.
Qua sotto ho preparato uno schema che dovrebbe dare un'idea della complessità del lavoro sui mantra (e sulle mudra e sugli asana...) e dei veri significati dei simboli animali che compaiono nei testi e nell'arte sacra indo-tibetana. 
Nella prima colonna ci sono la nota della scala occidentale (p.e. Do) e il suo equivalente nella scala indiana (p.e. Sa).
Nella seconda colonna il nome intero della nota (Sa, Re, Ga, Ma, Pa, Da, Ni sono solo le iniziali)
Nella terza colonna il significato letterale, che riserva delle sorprese per chi, ad esempio, si occupa di Chimica (il vero significato di Mi/Ga è "OSSIDO DI PIOMBO" o "PIOMBO ROSSO").
Nella quarta colonna l'animale corrispondente. Piccola parentesi: prima di sfasciarsi la testa con i riferimenti esoterici e i significati nascosti degli animali, è meglio tener conto del fatto che gli indiani non avevano il diapason. Per accordare gli strumenti usavano i suoni degli animali, per cui se scrivo che Do/Sa corrisponde al PAVONE significa che accordavano il Do con il canto del pavone.
Nella quinta colonna c'è il Cakra o plesso energetico corrispondente, e nell'ultima (la sesta) la divinità che presiede la nota, ovvero IL NOME CHE GLI INDIANI DANNO A QUELLA PARTICOLARE VIBRAZIONE E AGLI EFFETTI CHE QUELLA VIBRAZIONE HA SULLA MATERIA....
Do/SaShadja
(षड्ज)
nato da sei/
che produce le sei note
pavonemūlādhāra/perineoGanapati
Re/ReRishabha
(ऋषभ)
antidoto/toroallodolasvādhiṣṭhāna/genitaliAgni
Mi/GaGandhara (गान्धार)ossido di piombocapramaṇipūra/ombelicoRudra/Shiva
Fa/MaMadhyama (मध्यम)"che sta nel mezzo"aironeanāhata/cuoreVishnu
Sol/PaPanchama (पञ्चम)quintacuculoviśuddha/golaNarada
La/DhaDhaivata
(धैवत)
terra/dea della terracavalloājñā/fronteSadasiva 
Si/NiNishadam
(निषाद)
cacciatoreelefantesahasrāra/fontanellaSurya